martedì 22 settembre 2009

Il corpo magico di Piero Manzoni


Vita e opere di un uomo che andò oltre i vincoli dello spazio e del tempo


nello spazio totale forma colore e dimensioni non hanno senso

l'artista ha conquistato la sua integrale libertà

la materia pura diventa pura energia”


Piero Manzoni, enfant prodige dell'arte italiana tra gli anni 50 e 60, nasce il 13 luglio 1933 a Soncino (Cremona) da una famiglia benestante, discendente di Alessandro Manzoni. Cresce, studia Milano e inizia giovanissimo la sua attività artistica dipingendo paesaggi e autoritratti.

Debutta nel 1956 alla “quarta fiera di mercato” al castello Sforzesco di Soncino dipingendo figure antropomorfe, tele rivestite di catrame e quadri ottenuti con l'impronta di oggetti quotidiani immersi nella vernice.

Pochi anni dopo, nel dicembre 1959, fonda il centro espositivo e la rivista Azimut. Nello stesso periodo firma la sua prima dichiarazione d'intenti in cui afferma: “Il quadro è la nostra area di libertà, e in questo spazio che noi andiamo alla scoperta, all'invenzione delle immagini.” Con questa dichiarazione, segnerà l'inzio di un nuovo modo di concepire l'arte che lo porterà a sperimentare e realizzare i suoi primi Achrome.

L'Achrome è una superfice bianca di gesso o caolino che non manifesta alcuna manipolazione. Va oltre ogni principio compositivo. La tela, è lasciata asciugare affidando la trasformazione del materiale ad un processo temporale, creativo che avviene da se. Autosufficente.

Per la prima volta il gesto dell'artista non s'intreccia con la materialità dell'opera e la tela da superfice finita diventa spazio totale.

Lo spazio totale – scrive Manzoni nel saggio “libera dimensione”il verificarsi di nuove soluzioni, nuovi metodi nuove misure; non si stacca dalla tela correndo o saltando; occorrono le ali; le modificazioni non bastano: la trasformazione deve essere integrale. Per questo non riesco a capire i pittori che si pongono a tutt'oggi davanti al quadro come se questo fosse una superfice da riempire di colori e di forme (…) Tracciano un segno, idietreggiano, guardano il loro operato inclinano il capo e socchiudendo un occhio, poi balzano di nuovo in avanti, aggiungono un altro segno, un altro colore della tavolozza, e continuano in questa ginnastica (...). Il quadro è finito; una superficie d'illimitate possibilità è ora ridotta a una specie di recipiente (...). Perché invece non vuotano questo recipiente? Perché non liberare questa superficie? Perché non cercare di scoprire il significato illimitato di uno spazio totale, di una luce pura ed assoluta?”

Con queste parole dichiara apertamente al mondo la sua arte, che rifiuta i canoni compositivi classici e si eleva a pura essenza, energia creatrice. L'opera d'arte non è più una mera rappresentazione ma diventa essere.

Il panorama internazionale di quegli anni rende il terreno favorevole alle sperimentazioni, infatti in questo stesso periodo nasceranno altri movimenti artistici come il minimalismo e la pop art. Si afferma la società di massa e con essa si crea una crepa con la tradizione non solo nel campo dell'arte ma in ogni aspetto della società; è in atto un'inarrestabile processo che porterà ai moti del “68 e al ricostituirsi di un ordine nuovo.

In questo panorama cultura Manzoni inserisce nelle sue opere “l'istanza fisica”. Il corpo non è più un mero referente esterno dell'arte, oppure una finzione rappresentativa, ma diventa presenza effettiva, entra nella scena creatrice. Utilizza sia i prodotti del corpo come strumenti per la realizzazione dell'opera sia il corpo umano nella sua interezza elevato ad opera d'arte.

Nel 1959 realizza una serie di 45 Corpi d’aria: palloncini del diametro massimo di 80 cm gonfiati con il suo stesso fiato, sigillati e fissati su un treppiedi di metallo.

Il 21 giugno 1960, nel corso della performance Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte, Manzoni imprime l’impronta del suo pollice su alcune uova sode, offrendole al pubblico da mangiare. Lui stesso divora un uovo. L’uovo diventa reliquia, consacrata dal contatto col corpo dell’artista, il pubblico partecipa all’arte, in un rituale di comunione con la fisicità dell’artista.

Il 12 agosto 1961, in occasione di una mostra alla Galleria Pescetto di Albisola Marina, presenta per la prima volta in pubblico le scatolette di Merda d’artista ("contenuto netto gr.30, conservata al naturale, prodotta ed inscatolata nel maggio 1961"). Il prezzo fissato dall’artista per le 90 scatolette, rigorosamente numerate, corrispondeva al valore corrente dell’oro.

Nel 1961, alla Galleria La Tartaruga di Roma, sancisce la trasformazione del pubblico in opera d’arte firmando le Sculture viventi: modelle e persone del pubblico autografate dall’artista e accompagnate da un attestato di autenticità.

Su ogni documento Manzoni appose un timbro: rosso, se la persona era per intero un’opera d’arte e sarebbe rimasta sempre tale; giallo, se il nuovo status era limitato a certe parti del corpo; verde, se vincolato a particolari attività, come il dormire o il correre; porpora, se l’artisticità del corpo era stata comprata. Tra le persone firmate c'erano pure Umberto Eco e Mario Schifano.

Il gesto artistico che eleva lo spettatore dell’opera in arte è riproposto e automatizzato dalla Base magica: chiunque salga sul piedistallo magico deve essere considerato, per il tempo che vi rimane, un’opera d’arte.

L’ultimo vincolo, quello temporale, è rimosso dalla Base del mondo: il piedistallo, capovolto, sorregge il mondo intero nel suo continuo scorrere, eleggendolo a opera d'arte.

Rotti i vincoli di spazio e tempo, unito l'elementare artistico (l'Achrome) all'elementare fisico (il fato, la merda, le uova) adesso tutto è opera d’arte.

Piero Manzoni, si è spento improvvisamente all'età di 30 anni nel suo studio di Milano lasciando ai posteri un'arte al di sopra del tempo.

Vanessa Russo



sabato 19 settembre 2009

Intervista ad Angelo Colangelo, Artista abruzzese di fama internazionale



Angelo Colangelo, classe 1927, si diploma all'Istituto d'arte di Porta Romana a Firenze e dopo all'Accademia di Belle Arti della stessa città, dal 1952 al 1957 insegna e lavora negli U.S.A all'università di Washington e ha modo di approfondire i principi fondamentali del New Bahaus attravergli scritti di Keepes, e conosce le opere di Pollock, Toby calder e la musica di Johm Cage. Nel 1957 è chiamato ad insegnare alla facoltà di belle arti dell' University di Berkeley. Rientrato in Italia si stabilisce di nuovo a Firenze e si associa alla "Galleria Numero" di Fiamma Vigo ed espone alla galleria numero e a palazzo Strozzi a Firenze. Nel 1960, cinque dei suoi disegni entrano a far parte del gabinetto dei Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze. Nel 1973 viene invitato ad esporre al "Salone des Reality Nouvelles" a Parigi, alla Quadriennale "Situazione d'arte non figurativa" a Roma, e alla Biennale d'arte di Venezia.

Negli anni Ottanta il suo lavoro si arricchisce di nuove esperienze formali e concettuali testimoniate dal suo intervento alla "Mostra di Pittura e di scultura" al Museo Archeologico di Spalato - Croazia e dalla partecipazione alle "Alternative Attuali" a L'Aquila del 1987. Dagli anni Novanta fino ad oggi espone in varie manifestazioni in diverse località.

Dal 23 agosto al 4 settembre espone alcune sue opere presso la mostra “SeCreazioni da Piero Manzoni al Fallimento Lehman Brothers” presso il museo delle arti del castello di Nocciano.

La mostra omaggia Piero Manzoni maestro dell'arte concettuale e dell'arte organica. Colangelo si inserisce all'interno di questa tematica interpretando la materia organica su due livelli: il corpo umano utilizzato come opera d'arte, ne “La Venere di Milo” e i prodotti del corpo, quale materia prima per produzione artistica, in opere come “Crapula”, “Ius prime noctis” e “Residui”.

L'allestimento di questa mostra ha provocato partecchie reazioni non sempre positive, tra le tante polemiche c'è chi l'ha definita addirittura una bestemmia.

Ha indovinato lo scopo è proprio quello di bestemmiare, non scherzo, intendo dire: lo scopo è di presentare in maniera che può sembrare dissacrante e quindi “bestemmiante” qualche aspetto della vita che ci è naturale, che ci appartiene e se quello che ci appartiene è una bestemmia viva la bestemmia.

Mi spiego: una bestemmia significa non riconoscere la validità o veridicità di qualcosa di un mito di, di un concetto, di un aspetto della vita. Ma nulla di più vero è il nostro corpo: il mio corpo, il tuo corpo vedi forse dico una cosa che può sembrarsi cattiva: io non ho che io mio corpo, il mio corpo è la misura di tutte le cose, se io allargo le braccia mi rendo conto di quanto è larga questa stanza, se alzo le braccia mi accorgo di quanto è alta questa stanza quando io cammino mi rendo conto della distanza prima ancora di conoscere il sistema metrico decimale. Insomma il mio corpo è il termometro della vita e quando dico corpo non intendo solo l'apparenza del corpo l'epidermide del corpo dico tutto il corpo anche quello che non si vede, anzi io sono affascinato da ciò che non si vede del corpo, pensa che meraviglia all'inteno del tuo corpo il sistema sanguinio che corre da tutte le parti, è una meraviglia di precisione e puntualità e ti tiene in vita.

Quanta generosità in questo sangue in queste vene in queste arterie che corrono tutto il tuo corpo è di una bellezza straordinaria quindi il corpo come portatore di bellezza come depositario di bellezza.

Ecco il corpo è per me la misura della vita per me.

L'arte contemporanea è un'arte che si pone proprio questo intento, raccontare la vita nella sua quotidianità, nella sua semplicità, andando oltre quelli che sono i canoni del bello aristocratico, si può dire che è un'arte molto più democratica.

E' vero ma ti dirò, so che può sembrare un'affermazione ardita ma non c'è mai stato nei secoli una tale ricchezza di creatività come gli ultimi cento anni.

Perchè prima c'erano dei limiti tecnici?

Il limite era la veridicità di quello che si dipingeva, rispetto al dato naturale, ora non è che noi non amiamo la natura io nutro un grande amore per la natura ma non è questo il nostro obiettivo noi cerchiamo la creatività: il rendere visibile ciò che non è visibile ma che può essere intuito che può essere percepito.Non c'è mai stato un periodo più creativo e quando dico questo mi riferisco pure al rinascimento, all'arte classica, in cui sono state fatte cose meravigliose.

Nel ventesimo secolo c'è stata una quantità e una qualità così esuberante di ricchezza, di visioni estetiche come non c'era mai stata. Nei secoli passati si diceva il barocco è durato cent'anni, il rococò un secolo, il neoclassicismo cinquanta ecc.. oggi invece nel giro di venti, trent'anni cambia, cambia tutto quinti tutto questo cambiare non è solo dote degli artisti è dote del tempo in cui viviamo e gli artisti fanno parte di questo tempo, vivono questo tempo.

Cosa pensa del grande scetticismo che c'è nei confronti dell'arte contemporanea?

Tu suoni il pianoforte? No Neach'io. Ecco se ti dessero un pianoforte e ti dicessero, suona un pezzo di Mozart o di Bach saresti capace?No Perchè per suonare un pezzo Mozart o di Bach ci vuole un lungo esercizio, un esercizio che dura mesi, che dura anni e solo attraverso questo lungo esercizio e non solo anche attraverso un lungo e attento ascolto si riesce a suonare e capire la musica di Mozart o Bach. La gente invece oggi è convinta che l'arte di debba capire immediatamente e questa è una cretinata perchè credo che un opera deve essere un bel paesaggio o una bella veduta marina o un vaso di fiori, cose belle in se ma che non hanno un significato profondo.

L'arte la possono capire tutti ma solo attraverso una lunga frequentazione, e perchè, no anche uno studio. Così come io non sarei ingrado di capire Mozart se non con un lungo esercizio altri non possono capire l'arte, penetrare i misteri dell'arte se non la frequentano. Non dico diventare artisti ma devono frequentare artisti, frequentare gallerie, devono leggere, devono istruirsi. Bisogna andare oltre l'ignoranza, io ti trovo bella ma ti troverei molto più bella se ti frequentassi e ti vedessi ancora e ancora, insomma le cose richiedono partecipazione talvolta lunga parecipazione!

Com'è per un'artista relazionarsi con l'ambiente culturale abruzzese?

L'ambiente è molto limitato noi abbiamo molta gente come Ivan D'Alberto per il quale ho molta stima e affetto che ha fatto un intervento sconvolgente per molti.

Mi spiego, gia il titoto della mostra secreazioni è un titolo che invita a riflettere e a presentare cose che sono fuori dalla norma come per esempio quello li che si masturba. Ecco viveve in un ambiente così, nonostante lo sforzo che sta facendo che io credo fruttuoso, se non oggi nel tempo ma tutta la zona è in grave ritardo certi alcuni lo tentano un aggiornamento ma è sempre un tentativo timido sporadico mi spiego noi siamo tagliati fuori dai filoni principali della produzione e della lettura e dell'apprezzamento dell'opera d'arte e questo in qualche modo ci mortifica e ci danneggia perchè lo sforzo che facciamo noi ha bisogno di un ascolto.

Cosa direbbe a chi definisce gli artisti come dei perditempo?

Guarda io faccio il mio lavoro con passione non da poco, da molto tempo ma è fatica è la sera da dire mi fa male la schiena, mi fanno male le braccia, è fatica è dura fatica quindi niente affatto perditempo anzi chi lavora con passione, so che può sembrare retorico, ma non dorme neanche la notte, quante volte mi sono svegliato nel cuore della notte con un'idea e mi sono alzato per appuntarla poi sono tornato al letto poi mi sono rialzato di nuovo per ricorreggerlo chi fa questo lavoro con passione lo fa ogni giorno in ogni momento del giorno, sempre.

Bestemmie a parte, cosa pensa di questa mostra?

Ha avuto l'ardire di dire, di realizzare un progetto che tanta gente considera feroce e cattivo e putrescente perchè secreazioni sta per tutto quello che è esecreato come base per ogni progetto di creazione la base delle secreazioni e la nostrà pipì è il nostro sputo è tutto ciò e tanto altro. ora queste cose se appartengono al nostro corpo non possono essere ignorate non dico che devono essere apprezzate ma devono essere prese per tutto quello che sono: vitali parti del nostro corpo.

Questo è andare oltre i confini stabiliti perchè oggi fare un quadro dipinto è diventato facile lo facciamo da centinaia di anni il difficile è andare oltre quello che è già noto pur riconoscendo la validità di quello che è stato fatto, di andare oltre quello che è gia noto.

Anche provocare?

anche ma sempre con un intento costruttivo sempre.

Parliamo della sua opera “Crapula”, una bellissima tavola imbandita con delle pietanze un po' insolite.

Questo tavolo rappresenta il nostro, rappresenta il cibo che è parte insostituibile del nostro corpo, il corpo non vive senza cibo e sul quel tavolo ci sono tante diversi cibi.

I cibi che conosciamo ogni giorno il pane, la carne ma addirittura ci sono alcune cosa legate al mondo femminile: le scarpe rosse la moda che è qualcosa senza cui non potete vivere, non volete vivere, è parte di voi e parte di noi. Vedi questo mettere ammucchiato così è tutto quello che ci viene dato oggi giorno dalla tecnologia dal commercio in quantità, in sovrabbondanza oppure vedi l'uso estremo di medicine, di religione, la religione è un cibo che ci aiuta a vivere, per chi crede e per chi non crede ma è un cibo e questo è un aspetto del nostro cibo. Il denaro anche questo è un aspetto, il denaro è un nutrimento indispensabile, le sigarette sono un cibo per chi fuma, le siringhe che rappresentano l'infamia della droga cibo senza cui certe persone non vivono eppoi tutto questo si decanta, defluisce.

Le ceneri inscatolate di “Residui”?

questo lavoro, le ceneri è come dire che tutto questo diventa cenere e questo è bello, ha una sua bellezza

Un elogio alla nostra vita al nostro mondo?

Certamente,

La “Venere di Milo” da sempre sinonimo di bellezza, armonia. Un nome insolito per un'opera che raffigura un groviglio di carni appese sopra una pedana.

La celeberrima “Venere di Milo” è una bellezza straordinaria e io l'ho presentata com'è dentro. Ti dirò io l'ho vista e sono rimasto estasiato, ora non posso rimanere estasiato difronte al mio lavoro ma ti assicuro, io ne sono convinto, ha una sua bellezza, una bellezza virulenta tragica.

E “ius prime noctis”?

In alcune regioni del sud si usa ancora che nel giorno successivo al matrimonio si espongono le lenzuola come per far vedere a tutto il paese che quelle lenzuola sono macchiate di sangue che dimostra che l'azione è stata effettuata, è una testimonianza di vita!


giovedì 17 settembre 2009

Quando il valore della merda diventa Arte


Finalmente una “strana mostra" ci inserisce nel contesto artistico culturale contemporaneo



Tante reazioni ha provocato l'allestimento della mostra dal titolo “Se-Creazioni da Piero Manzoni al fallimento Leman Brothers”, inaugurata lo scorso 23 agosto nel museo di arte contemporana del castello di Nocciano.

Ciò che ha trasformato un'esposizione d'arte in un vero è proprio evento sismico, provocando scalpore orrore e entusiasmo tra critici, amanti dell'arte e curiosi è l'oggetto della mostra. L'arte Organica. Ebbene se vi capiterà di vedere la mostra non aspettatevi certo di trovare tele dipinte e gessi ma scarti umani sangue, urina unghie e merda e tanto altro.

La mostra omaggia Piero Manzoni, maestro dell'arte concettuale, famoso per aver sigillato le proprie feci in 90 scatolette ed averle etichettate “merda d'artista”. A lui è dedicata una sezione della mostra, in cui è esposto uno dei suoi Achrome, opera metafora dell'artista che conquista lo spazio totale oltre la forma e il colore.

Altri artisti presenti nella mostra sono Angelo Colangelo, Vincenza Cavalluzzi, Simone Ialongo e Thomas Palme, tutti originali e straordiariamente in tema.

Angelo Colangelo interpreta la materia organica su due livelli: il corpo umano utilizzato come opera d'arte, ne “La Venere di Milo” e i prodotti del corpo, quale materia prima per produzione artistica, in opere come “Crapula”, “Ius prime noctis” e “Residui”.

Vincenza Cavalluzzi, vittima del crack della banca Leman Brothers, che, in seguito a questa sventura, ha realizzato, in collaborazione con i codacons (associazione dei consumantori) e di Vittorio Sgarbi, l'opera “La Merda fallita di Lehman” come simbolo della metabolizzazione della sua umiliazione.

Simone Ialongo con “Grammi d'ansia” conserva in una boccetta di vetro trasparente le sue unghie: alimento per le sue nevrosi. tale scelta, offre anche la soluzione al suo problema: isolare la sua ansia in un contenitore serve per evitare che questo “male” possa continuare a nuocerlo. Ialongo, quindi, esorcizza il suo malessere tenendolo sottovuoto. Contestualmente il flaconcino si trasforma nella dose giornaliera che l’artista deve assumere, per convivere con la sua patologia. La boccetta con un grammo d’ansia diventa, da un lato strumento perverso per la cura del proprio male e dall’altro, oggetto di culto da venerare e di cui bisogna temere.

Thomas Palme, nella sua “installazione” prismatica, esibisce una varietà di “liquidi”, sui toni del giallo arancio. come racconto di come, una sua necessità fisica, è diventata espressione di un'esperienza da condividere.

Questo modo di fare arte – perchè è di arte che stiamo parlando – nasce dalla volontà dell'artista di essere parte della sua opera con tutta la sua essenza.

Sibilla Panerai scrive a proposito: “L'artista si fa opera d'arte vivendo con e sul corpo le trasmutazioni della materia che lo individuano quale essere unico in se stesso. Riappropiandosi del corpo torna ad essere significante in se, elevando il gesto, l'azione, la secrezione ad effetto linguistico attraverso tutti gli orifizi e i sensi.” Così l'arte supera il canone aristocratico del bello e si carica di un sinergia di emozioni contrastanti e vitali, che vanno dalla curiosità all'orrore, allo stupore ,alla meraviglia. Diventa sublime flusso e trascrizione della fisicità del quotidiano al livello più elementare.

Questo è il senso dell'arte contemporanea: la creazione continua vissuta dallo spettatore con il totale coinvolgimento delle sue emozioni. Un'arte democratica che lo rende partecipe nel suo continuo farsi. Autentica espressione di una società “liquida”. Di cui tutti oggi devono essere consapevoli.

Quello che si chiede agli abruzzesi – afferma Ivan D'Alberto direttore del museo d'arte contemponea - è di confrontarsi con un'opera d'arte, non in maniera passiva, ma attraverso uno scambio di emozioni che può essere anche di tipo violento. L'obiettivo è di scuotere una comunità da troppo tempo addormentata, la quale continua a cullarsi nel ricordo di eccellenze del passato. Concludo dicendo che in occasione del vernissage della mostra SeCreazioni è stato distribuito ai visitatori un uovo sodo con il timbro dell'Istituzione museale di Nocciano in ricordo di quella filosofia manzoniana che sottolineava l'importanza di consumare l'arte come se fosse un pasto, un nutrimento per la vita. L'uovo, così come diceva Manzoni, è una scatola organica perfetta simbolo di vita e di creazione, lo stesso uovo che Munari definirà “l'unica forma perfetta fatta con il culo.”

Vanessa Russo 

“Per capire un'opera d'arte ci vuole una sedia”


Quante volte nell'impatto visivo con un'opera d'arte, rimaniamo attoniti se non addirittura divertiti e ci lasciamo andare a ironici commenti del tipo “questo lo potevo fare pure io?”; anche l'opera più bella e famosa diventa alla stregua di uno scarabocchio.

Questo avviene perché spesso cerchiamo di valutarla in relazione al suo grado di similitudine con la realtà senza considerare che, l'imitazione del reale è uno stato assai complesso da raggiungere se non addirittura utopico, ma soprattutto non è nell'interesse dell'artista imitare bensì interpretare, raccontare.

L'autore quando traduce una realtà in un'immagine compie delle scelte dettate da una moltitudine di fattori; questo perché la realtà è empirica, fisica, tattile.

La rappresentazione di un'immagine invece è un sistema composto da simboli che, in quanto tali, sono frutto una di serie di fattori soggettivi come ad esempio l'immaginazione, il patrimonio culturale, lo stato d'animo, la cultura di provenienza e il gusto dell'epoca.

Elementi in continua evoluzione.

Le scelte tecniche non sono altro che strumenti comunicativi simbolici definiti linguaggio visivo, che come il linguaggio parlato o scritto, è al servizio di chi lo usa.

Se noi tutti ci dovessimo trovare a descrivere un paesaggio, ognuno di di noi userebbe parole diverse e andrebbe a focalizzare l'attenzione su di una serie di particolari rispetto che ad altri. Qualcuno descriverà minuziosamente i colori, qualcun'altro si focalizzerà di più sulla prospettiva oppure tralascerà completamente gli elementi visivi e racconterà solo le emozioni che prova difronte a quella vista, ma comunque sia, tutti noi staremo raccontando e descrivendo quel paesaggio.

Dietro ogni produzione artistica c'è un messaggio, una storia o una semplice emozione descritta attraverso un linguaggio visivo. Ed è questo che distingue un'opera d'arte, da una tela imbrattata dalle zampe di un animale: l'intenzionalità che è frutto della volontà di trasmettere un messaggio, di raccontare una visione del mondo che varia a seconda del periodo storico in cui essa è stata prodotta.

Non a caso, l'interpretazione di un'opera d'arte è completa solo quando si compie un'analisi dei diversi livelli di lettura che in essi si trovano.

Sicuramente si parte da una lettura intuitiva, in cui l'osservatore ha il primo impatto con essa: un'esperienza emozionale o empatica, che può essere di gusto, curiosità, sorpresa oppure disgusto, ilarità, di corrispondenza ad una propria immagine mentale.

La valutazione di un'immagine in relazione a giudizi arbitrari dettati unicamente dalla nostra sensibilità rimane fine a se stessa, se non è integrata da un'analisi di carattere cognitivo-tecnico.

Pertanto ad un secondo livello molto più “scientifico”, ci avvaliamo di strumenti di analisi oggettiva, ad esempio le dimensioni dell'oggetto, la tecnica, i materiali utilizzati, il nome dell'autore, il titolo, la data o l'epoca in cui l'oggetto è stato realizzato; e se vogliamo saperne di più, la struttura del campo e gli aspetti compositivi, le linee di forza, il peso, l'equilibrio, la simmetria, lo spazio, il movimento poiché sono tutti elementi che costituiscono le regole per realizzare l'espressività dell'opera.

E sono soprattutto queste valenze cognitive che ci fanno entrare nell'opera per comprenderla profondamente e sono soprattutto quelle che, in genere, non ci sono spiegate, percui molte volte ci informiamo sull'opera ma non abbiamo gli strumenti per conoscerne modalità rappresentativa profonda, che è irripetibile come ogni artista.

Dulcis in fundo l'opera va contestualizzata nell'ambiente culturale e sociale di riferimento, ovviamente è di notevole importanza anche l'analisi della personalità dell'autore del quale è indispensabile conoscere la formazione e lo stile.

Compiendo un'analisi globale, in cui vengono messi a sistema tutti questi elementi, è possibile comprendere la capacità di rielaborazione che ha quell'artista nel rivivere il suo tempo.

Fare questo genere di considerazioni diventa ancor più indispensabile se ci troviamo difronte ad un'opera d'arte moderna o contemporanea. E' molto più facile emozionarsi alla vista della Cappella Sistina, della Gioconda o del David che non difronte ad una tela tagliata di Lucio Fontana o all'orinatoio di porcellana di Marcel Duchamp.

Come spiegare questo copernicano passaggio da un'arte naturalistica ad un'arte che non lo è più o che è, addirittura, informale?

Dietro queste trasformazioni, la sociologia insegna, ci sono delle rivoluzioni tecnologiche e dei radicali cambiamenti della visione del mondo degli uomini.

Nel 1800 con la nascita e l'affermarsi della fotografia come strumento atto a riprodurre la realtà meglio di come qualsiasi pittore avrebbe potuto fare, l'artista cercò una nuova via di espressione anche arrivasse dove la fotografia non poteva arrivare così la dimensione simbolica e onirica ebbero il sopravvento su quella empirica e quindi concreta.

Gli artisti cominciarono a raccontare un'altra realtà, una realtà mentale, simbolica ed emozionale, questo avvenne avvenne in corrispondenza di una diversa percezione dello spazio-tempo e l'affermazione delle geometrie non classiche.

E' anche vero che il vero artista, da sempre, sperimenta la sua arte, ricerca nuovi linguaggi e lo fa ancora di più se reagisce a quel fenomeno europeo del secondo ottocento di mercificazione in collegamento con l'esplosione industriale.

Renè Magritte, uno degli esponenti più di spicco del movimento di avanguardia surrealista, e non a caso definito “il poeta dei sogni” affermava « Le immagini vanno viste quali sono, amo le immagini il cui significato è sconosciuto poiché il significato della mente stessa è sconosciuto».

In una sua famosissima opera “ceci n'est pas une pipe” 1948 dipinge in modo molto realistico una pipa e sotto vi scrive “questa non è una pipa” proprio per sottolineare questa frattura tra l'immaginario simbolico e il reale.

Con l'evolversi delle forme d'arte la fotografia, da antagonista dell'arte, e da facile strumento di riproduzione di un'opera, diventa essa stessa strumento di espressione. Questo passaggio segna affermarsi di una nuova forma di arte: l'arte contemporanea che, affianco ai metodi classici (disegno, pittura e scultura), si fonde con la tecnologia.

Come afferma Argan nel 1989 “Fu attraverso il confronto con la fotografia che l'arte andò via via distaccandosi, per differenziarsi, dal concetto classico della mimesi, e si costituì in proprio una morfologia e un lessico senza radici naturalistiche. Ma la divisione di campo non durò, la fotografia invase anche quel dominio: si presentò come operazione più mentale che tecnica, potenzialmente creativa come e più dell'arte"

Nascono così nuove forme di espressione come la videoarte, basata sulla creazione e riproduzione di immagini in movimento, la digitalart che modifica o crea immagini attraverso il computer, e le performance e installazioni in cui l'opera si appropria dell'ambiente circostante, tutte forme d'arte che fanno della serialità una proprietà intrinseca.

Tutti strumenti al servizio della volontà di raccontare. Questa è la “sedia”, per il resto, come diceva Pablo Picasso, "Dipingere non è un'operazione estetica: è una forma di magia intesa a compiere un'opera di mediazione fra questo mondo estraneo ed ostile e noi”

Vanessa Russo