Vita e opere di un uomo che andò oltre i vincoli dello spazio e del tempo
“nello spazio totale forma colore e dimensioni non hanno senso
l'artista ha conquistato la sua integrale libertà
la materia pura diventa pura energia”
Piero Manzoni, enfant prodige dell'arte italiana tra gli anni 50 e 60, nasce il 13 luglio 1933 a Soncino (Cremona) da una famiglia benestante, discendente di Alessandro Manzoni. Cresce, studia Milano e inizia giovanissimo la sua attività artistica dipingendo paesaggi e autoritratti.
Debutta nel 1956 alla “quarta fiera di mercato” al castello Sforzesco di Soncino dipingendo figure antropomorfe, tele rivestite di catrame e quadri ottenuti con l'impronta di oggetti quotidiani immersi nella vernice.
Pochi anni dopo, nel dicembre 1959, fonda il centro espositivo e la rivista Azimut. Nello stesso periodo firma la sua prima dichiarazione d'intenti in cui afferma: “Il quadro è la nostra area di libertà, e in questo spazio che noi andiamo alla scoperta, all'invenzione delle immagini.” Con questa dichiarazione, segnerà l'inzio di un nuovo modo di concepire l'arte che lo porterà a sperimentare e realizzare i suoi primi Achrome.
L'Achrome è una superfice bianca di gesso o caolino che non manifesta alcuna manipolazione. Va oltre ogni principio compositivo. La tela, è lasciata asciugare affidando la trasformazione del materiale ad un processo temporale, creativo che avviene da se. Autosufficente.
Per la prima volta il gesto dell'artista non s'intreccia con la materialità dell'opera e la tela da superfice finita diventa spazio totale.
“Lo spazio totale – scrive Manzoni nel saggio “libera dimensione” – il verificarsi di nuove soluzioni, nuovi metodi nuove misure; non si stacca dalla tela correndo o saltando; occorrono le ali; le modificazioni non bastano: la trasformazione deve essere integrale. Per questo non riesco a capire i pittori che si pongono a tutt'oggi davanti al quadro come se questo fosse una superfice da riempire di colori e di forme (…) Tracciano un segno, idietreggiano, guardano il loro operato inclinano il capo e socchiudendo un occhio, poi balzano di nuovo in avanti, aggiungono un altro segno, un altro colore della tavolozza, e continuano in questa ginnastica (...). Il quadro è finito; una superficie d'illimitate possibilità è ora ridotta a una specie di recipiente (...). Perché invece non vuotano questo recipiente? Perché non liberare questa superficie? Perché non cercare di scoprire il significato illimitato di uno spazio totale, di una luce pura ed assoluta?”
Con queste parole dichiara apertamente al mondo la sua arte, che rifiuta i canoni compositivi classici e si eleva a pura essenza, energia creatrice. L'opera d'arte non è più una mera rappresentazione ma diventa essere.
Il panorama internazionale di quegli anni rende il terreno favorevole alle sperimentazioni, infatti in questo stesso periodo nasceranno altri movimenti artistici come il minimalismo e la pop art. Si afferma la società di massa e con essa si crea una crepa con la tradizione non solo nel campo dell'arte ma in ogni aspetto della società; è in atto un'inarrestabile processo che porterà ai moti del “68 e al ricostituirsi di un ordine nuovo.
In questo panorama cultura Manzoni inserisce nelle sue opere “l'istanza fisica”. Il corpo non è più un mero referente esterno dell'arte, oppure una finzione rappresentativa, ma diventa presenza effettiva, entra nella scena creatrice. Utilizza sia i prodotti del corpo come strumenti per la realizzazione dell'opera sia il corpo umano nella sua interezza elevato ad opera d'arte.
Nel 1959 realizza una serie di 45 Corpi d’aria: palloncini del diametro massimo di 80 cm gonfiati con il suo stesso fiato, sigillati e fissati su un treppiedi di metallo.
Il 21 giugno 1960, nel corso della performance Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte, Manzoni imprime l’impronta del suo pollice su alcune uova sode, offrendole al pubblico da mangiare. Lui stesso divora un uovo. L’uovo diventa reliquia, consacrata dal contatto col corpo dell’artista, il pubblico partecipa all’arte, in un rituale di comunione con la fisicità dell’artista.
Il 12 agosto 1961, in occasione di una mostra alla Galleria Pescetto di Albisola Marina, presenta per la prima volta in pubblico le scatolette di Merda d’artista ("contenuto netto gr.30, conservata al naturale, prodotta ed inscatolata nel maggio 1961"). Il prezzo fissato dall’artista per le 90 scatolette, rigorosamente numerate, corrispondeva al valore corrente dell’oro.
Nel 1961, alla Galleria La Tartaruga di Roma, sancisce la trasformazione del pubblico in opera d’arte firmando le Sculture viventi: modelle e persone del pubblico autografate dall’artista e accompagnate da un attestato di autenticità.
Su ogni documento Manzoni appose un timbro: rosso, se la persona era per intero un’opera d’arte e sarebbe rimasta sempre tale; giallo, se il nuovo status era limitato a certe parti del corpo; verde, se vincolato a particolari attività, come il dormire o il correre; porpora, se l’artisticità del corpo era stata comprata. Tra le persone firmate c'erano pure Umberto Eco e Mario Schifano.
Il gesto artistico che eleva lo spettatore dell’opera in arte è riproposto e automatizzato dalla Base magica: chiunque salga sul piedistallo magico deve essere considerato, per il tempo che vi rimane, un’opera d’arte.
L’ultimo vincolo, quello temporale, è rimosso dalla Base del mondo: il piedistallo, capovolto, sorregge il mondo intero nel suo continuo scorrere, eleggendolo a opera d'arte.
Rotti i vincoli di spazio e tempo, unito l'elementare artistico (l'Achrome) all'elementare fisico (il fato, la merda, le uova) adesso tutto è opera d’arte.
Piero Manzoni, si è spento improvvisamente all'età di 30 anni nel suo studio di Milano lasciando ai posteri un'arte al di sopra del tempo.
Vanessa Russo